La gelosia del popolo verso la nobiltà aveva fatta nascere anche in Arezzo una somigliante rivoluzione; ma perchè questa città era meno popolata, ed i nobili proporzionatamente più forti e protetti dal vescovo Guglielmo degli Ubertini, del 1287 fecero nascere una controrivoluzione, la quale, rimettendo nelle loro mani tutto il governo, li consigliò a dichiararsi pel partito ghibellino che in tale epoca era oppresso in tutta la Toscana. I gentiluomini ed i Ghibellini perseguitati rifugiaronsi in Arezzo; perchè i Fiorentini, i Sienesi e tutta la lega guelfa, vedendo innalzarsi in tanta vicinanza lo stendardo dell'aristocrazia e del partito ghibellino, dichiararono la guerra a quella città32.
Del 1288, poco dopo quella d'Arezzo, scoppiò la rivoluzione di Pisa, della quale si è detto di sopra in questo capitolo: il conte Ugolino fu gettato in prigione, e la repubblica dichiarossi pel partito ghibellino, cui il popolo aveva in ogni tempo segretamente aderito. E per tal modo due prelati, Ruggeri degli Ubaldini arcivescovo di Pisa, e Guglielmo degli Ubertini vescovo d'Arezzo, trassero di concerto nel medesimo tempo le due città alle spirituali loro cure affidate nella fazione opposta alla Chiesa. Per altro i Pisani, per essere più in istato di sostenere la guerra loro dichiarata dalla lega toscana, chiamarono il conte Guido di Montefeltro, e lo nominarono loro capitano. Aveva costui acquistata opinione di valoroso guerriero nella difesa di Forlì contro il conte d'Appia, ma in appresso era stato obbligato a pacificarsi colla Chiesa, ed a ritirarsi in Piemonte nella città d'Asti assegnatagli come luogo del suo esilio.
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