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      Chè alcuna gloria i rei avrebber d'elli.
     
      . . . . . . . . . . . . . .
     
      «Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
      Guardai e vidi l'ombra di colui,
      Che fece per viltate il gran rifiuto63.»
     
      Il debole Celestino avrebbe infine dovuto credersi obbligato in coscienza a rivocare un atto che tanti Cristiani credevano condannabile. Bonifacio VIII non volle esporsi a tanto rischio; e mentre lasciava Napoli per tornare a Roma, seco condusse il papa che aveva abdicato. Ma questi, in principio del 1295, si sottrasse improvvisamente a' suoi custodi, e colla sua fuga pose nella più crudele ambascia il suo successore. Seppesi ben tosto ch'egli si era restituito all'antico suo eremitaggio; onde Bonifacio gli spedì il suo maestro di camera e l'abate di Monte Cassino per ordinargli di ritornare presso al papa, se non voleva esperimentare tutto il suo sdegno. Lo sgraziato vecchio rammentando le reciproche promesse che precedettero la sua abdicazione, chiedeva supplichevole che il sommo pontefice gli permettesse di vivere tranquillamente in quella solitudine, promettendo di parlare solamente co' suoi fratelli eremiti. Il cameriere, avuta tale risposta, partì per darne parte al suo padrone; ma incontrò sulla strada un messo che gli recava l'ordine di condurre subito il sant'uomo a Roma, quand'anche dovesse impiegare la forza. Il cameriere riprese il cammino dell'eremitaggio; ma fu prevenuto da un amico di Pietro di Morone che lo ajutò a nascondersi, indi a fuggire per un appartato sentiere. Questo infelice vecchio spossato di forze e nella sua grave età più fatto per l'ozio e pel riposo, che per le fatiche d'un viaggio, si nascose entro un'oscura macchia della Puglia, accompagnato da un solo religioso, sperando di trovarvi qualche servitore di Dio che gli desse ricovero.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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