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      Passò la quaresima cogli eremiti del deserto; ma coloro che andavano in traccia di lui per condurlo prigioniero a Roma, giunsero finalmente in quella foresta. Egli conoscendo allora di non poter più tenersi nascosto in quella provincia, s'imbarcò per attraversare l'Adriatico e fu dal vento contrario respinto verso la costa, di cui non erasi scostato che quindici miglia. Sbarcò a Vestia, ove fu preso dai mandatari di Bonifacio, che furono però forzati a trattarlo con rispetto, perchè il popolo si affollava intorno a lui, chiedendogli la benedizione anche in tempo di notte. Il papa confinò Pietro nella torre della rocca di Fumone nella Campania, ov'era guardato giorno e notte da sei soldati e da trenta arcieri con tanta severità, che niuno poteva ottenere il permesso di parlargli. L'eremita chiese almeno che si permettesse a due frati del suo ordine di celebrare con lui il divino ufficio. Gli fu accordata l'inchiesta, ma niun religioso poteva a lungo, senza cadere infermo, sostenere così stretto carcere. Era nella torre così piccolo spazio, che il sant'uomo dovea la notte servirsi per origlieri de' gradini dell'altare su cui di giorno celebrava la messa. In questa prigione morì Celestino V il 19 maggio del 1296, ventidue mesi dopo la sgraziata sua elezione64.
      Poichè sì lungo tempo ci siamo occupati della storia ecclesiastica, crediamo dover qui riferire un pezzo della stessa storia che coincide appunto coll'epoca presente, e che è troppo celebre e singolare per meritarsi, se non la nostra credenza, almeno la nostra attenzione: ed è l'arrivo della santa casa in Italia presso a Loreto il giorno 10 decembre 1294, tre giorni prima della solenne abdicazione di Celestino V. «Non si sa65 abbastanza chiaramente, dice Orazio Tursellino istorico di Loreto, perchè questa casa ch'era giunta in Dalmazia a Tersacto tre anni e sette mesi prima, fu trasportata66 a quest'epoca a traverso all'Adriatico, e deposta nel Piceno.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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