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      (1298) Le battaglie ordinate, ch'ebbero luogo in città, erano il minor male che risultasse da questa discordia, perchè l'uno e l'altro partito, per portar colpi più inaspettati e più dolorosi, ebbero ricorso a misfatti non più uditi. Se nell'una o nell'altra famiglia trovavasi un uomo amato e rispettato per le sue virtù, o pure uno il di cui carattere pacifico tenesse lontano dalle contese civili, era appunto quello che l'opposto partito destinava sua vittima, non credendo di poter gustare tutto il piacere della vendetta se non insultava col delitto la salvaguardia delle leggi, ed ogni rispetto divino ed umano. Per tal modo Pero dei Pecorini, che era giudice, fu ammazzato dai Neri senza provocazione, sul suo tribunale, in presenza dello stesso podestà; indi gli stessi Neri uccisero il cavaliere Bertino, perchè aveva fama d'essere il più nobile e più cortese cavaliere di Pistoja. Così Benedetto de' Sinibaldi, il più rispettato de' Cancellieri neri, cadde sotto la spada de' Bianchi in una bottega aperta sulla piazza: uno de' cavalieri del podestà venne ucciso dalla stessa fazione, onde il podestà vedendo ch'era impossibile di ristabilire l'ordine in Pistoja, e d'amministrare la giustizia a quel popolo furibondo, pose in terra in presenza del consiglio la bacchetta della podestaria, e partì abdicando la sua carica.
      Pistoja pareva minacciata dell'intera sua sovversione per gli eccessi dell'anarchia e della guerra civile; e la repubblica fiorentina che trovavasi alla testa della parte guelfa in Toscana, cominciava a temere che l'interesse della sua parte non venisse compromessa con sedizioni così violenti, e che i Ghibellini da molto tempo esiliati non approfittassero delle divisioni e dell'indebolimento dei loro avversarj per ricuperare l'antico potere.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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