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      In effetto dopo l'esilio di Giano della Bella, il vicendevole odio dei nobili e dei cittadini erasi fatto più vivo, comechè non fosse ancora scoppiato. La città, gli è vero, pareva nel più prospero stato: ella contava entro le sue mura una milizia di trenta mila uomini abili a portare le armi, e nel rimanente dello stato fiorentino eranvi ridotti in reggimento settanta mila uomini85. Per dare maggior lustro alla magistratura, i priori avevano gittate le fondamenta del magnifico palazzo pubblico, che doveva essere la residenza e la fortezza della signoria86: avevano in appresso fatte innalzare nuove mura intorno alla città, il di cui cerchio era più esteso che non era quello delle due più antiche mura: ma questa apparente prosperità covava i semi di grandi sventure.
      Il più riputato uomo tra i nobili che avevano fatto esiliare Giano della Bella, era Corso Donati, gentiluomo di antica famiglia, al quale sommi talenti avevano acquistata grandissima influenza in tutti i consigli, ed il di cui valore non aveva poco contribuito ad assicurare ai Fiorentini la vittoria di Campaldino. La famiglia popolana dei Cerchi ch'erasi col commercio fatta ricchissima87, acquistò il palazzo dei conti Guidi vicinissimo a quello dei Donati; e perchè i nuovi ricchi sogliono fare più pomposa mostra della loro opulenza, siccome la sola cosa che onori la loro famiglia, così i Cerchi ammorzarono l'antico splendore dei Donati colla dovizia degli abiti, la magnificenza degli arredi, il numero de' cavalli e de' domestici.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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