Un giorno che parte della città trovavasi adunata nella piazza de' Frescobaldi, per rendere gli estremi onori ad una donna di fresco morta, i dottori ed i cavalieri, com'era l'uso di Firenze in que' tempi in tali cerimonie, stavano seduti sulle panche intorno alla piazza, e la gioventù per terra sopra stuoje di giunchi: l'accidente aveva posti i Donati ed i Cerchi di faccia gli uni agli altri. Un giovane seduto in terra si alzò per rassettarsi il mantello, e coloro che gli stavano seduti in faccia, supponendo che questo fosse il segnale convenuto per attaccarli, si levarono subito anch'essi e sguainarono le spade; onde si levarono egualmente i loro avversarj, e s'appiccò la zuffa. I parenti della morta ottennero a stento, cacciandosi nella mischia, di separare i due partiti.
Guido Cavalcanti, dopo Dante il più illustre poeta del suo secolo, ed il più rinomato filosofo, quello che per la sublimità della sua mente Dante indicò come sè medesimo capace di scorrere i tre regni dei morti, era uno de' più caldi nemici di Corso Donati89. Il Cavalcanti, genero com'egli era di Farinata degli Uberti, inclinava segretamente al partito ghibellino favorito dai Bianchi; inoltre egli aveva ragione di credere che Donati avesse cercato di farlo assassinare in un pellegrinaggio ch'egli di fresco aveva fatto a san Giacomo di Gallizia. Altrettanto cortese quanto valoroso, ma altero ed amico della solitudine, non fece veruno apparecchio per vendicarsi. Solamente attraversando una volta le strade di Firenze a cavallo con molti giovani della famiglia Cerchi, incontrò Corso Donati pure a cavallo in compagnia de' suoi figliuoli ed amici; onde corse sopra di lui per ferirlo con una freccia, senza però averlo potuto cogliere; ma abbandonato dai suoi amici, ed esposto alle pietre che gli venivano scagliate addosso dalle finestre, dovette allora fuggire.
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