La storia delle repubbliche d'Italia ci presenta in ogni generazione famiglie commercianti che, fatte proprietarie, si risguardarono come divenute nobili. I Cerchi di cui abbiamo poc'anzi parlato, gli Albizzi, gli Alberti ed i Medici, che ben tosto vedremo sorgere in Firenze, e gli Adorni ed i Fregosi in Genova sono notissimi esempi. Ma si aveva una certa quale vergogna ad attribuire tanto merito alla ricchezza, che sola potesse collocare un uomo nel primo rango della società; nè si voleva accordare la nobiltà come prezzo di quella gara, che è tra gli uomini grandissima, delle ricchezze; nè stabilire il principio che i beni, in qualunque modo acquistati da un plebeo, gli dessero un giusto titolo per essere rispettato ed ubbidito dai suoi eguali.
Anche nell'età nostra quegli economisti, che ne' nuovi loro sistemi vollero ammettere il principio che la patria appartiene ai soli proprietarj delle terre, e che sono essi soli i cittadini, non hanno però supposto che la proprietà desse una sufficiente base all'ordine sociale in qualunque modo si acquistasse; cosicchè coloro, che coll'assassinio si rendessero padroni di un governo, possano, dividendosi le terre dei viventi, acquistar subito i sentimenti patriotici e gl'interessi sempre conformi a quelli dello stato, come li suppongono alla classe de' proprietarj. Perciò gli economisti richiedono una lunga trasmissione, onde l'antico rispetto pel diritto di proprietà guarentisca il futuro rispetto per lo stesso diritto e per tutti gli altri.
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