Domandano essi lontane ricordanze e lontane speranze, affezioni locali, fierezza nata dall'indipendenza, quella benevolenza che mantiene una professione immune dalle gelosie, la confidenza che eccita una fortuna non sottoposta agli accidenti nè al capriccio degli uomini, il lustro ereditario delle virtù degli antenati, finalmente la nobiltà: che se essi non proferiscono questo vocabolo, è solamente per un vano rispetto pei pregiudizj del secolo; ed è ancora talvolta perchè si escludono essi medesimi dalla nobiltà, ponendosi per altro tra i proprietarj territoriali; e perchè tutto accordando alla classe cui danno esclusivamente i diritti di cittadinanza, vogliono ad ogni modo registrare sè medesimi in questa classe.
Effettivamente molte virtù sembrano ereditarie nella classe dei nobili o proprietarj delle terre; e se una nazione dovesse governarsi da un solo ordine dello stato, niun altro, senza dubbio, potrebbe scegliersi a preferenza di quello. Ma fortunatamente le nazioni non sono ridotte alla vergognosa necessità di crearsi dei padroni; esiste una legge, una legge universale, senza eccezione, che condanna le nazioni alla servitù qualunque volta esse avranno attribuite ad una classe, ad un uomo, o ancora ad una sola assemblea, quand'anche dovesse formarsi di tutti gli uomini della nazione, la totalità del sovrano potere; qualunque volta non sarannosi conservati indipendenti dal governo il diritto ed i mezzi di resistenza, che guarentiscano gl'individui dalle usurpazioni del potere sovrano, impediscano che la libertà civile sia violata dai governanti, e mostrino che i cittadini non rinunciarono a tutti i loro diritti individuali per rifonderli nello stato di cui sono membri.
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