Ma di ciò niuna testimonianza troviamo presso gli autori contemporanei. Dino Compagni ch'era uno de' priori quando si fece la rivoluzione, e che circostanziatamente descrive le più minute cose, le pratiche, i discorsi, la leggerezza di tutti i Fiorentini allora più influenti, non ricorda altrimenti Dante come uno de' capi dello stato. Nè pure di lui parla Giovanni Villani, che viveva nella stessa epoca, ed era piuttosto parziale della parte dei Neri, siccome Dino lo era dei Bianchi. Lo stesso dicasi di Coppo de' Stefani156 e di Paolino di Piero, altri scrittori contemporanei che scrissero cronache dei loro tempi157, onde io inclino a credere che il solo fatto ben avverato della parte presa dal nostro poeta ai pubblici affari, è di essere stato priore dal 15 giugno al 15 agosto del 1299, come vogliono alcuni, e secondo altri del 1300158; che fu uno degli ambasciatori mandati a Roma dalla parte Bianca in gennajo del 1302; e per ultimo, che fu compreso in una sentenza d'esilio emanata nella stessa epoca contro seicento cittadini della sua medesima fazione. Viene in tale sentenza accusato d'avere venduta la giustizia, e ricevuto del danaro contro le disposizioni delle leggi; ma lo stesso rimprovero veniva fatto con eguale ingiustizia a tutti i capi del partito vinto. Canto dei Gabrielli era un giudice rivoluzionario che desiderava trovare dei colpevoli, e che si accontentava de' più leggeri indizj per condannarli. Questa sentenza è un curioso documento del costume di que' tempi di mescolare l'italiano al latino; ed è così barbaramente dettata, che pare appositamente fatta per offendere il fondatore dell'italiana letteratura159.
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