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      Quanto diverse sono queste storie da quelle nojose cronache delle quali abbiamo dovuto valerci nel cominciamento del nostro lavoro, tra le quali ci sforzammo invano di trovare a grandi distanze qualche movimento di vita in mezzo alla più monotona aridità.
      Le annotazioni, con cui abbiamo costantemente giustificate le nostre asserzioni, hanno dovuto far conoscere al lettore i nomi e le opere degli storici italiani di quest'epoca, onde diventerebbe inutile una nojosa enumerazione de' medesimi171. Ci limiteremo adunque a richiamare l'attenzione del lettore sopra uno o due di coloro che stabilirono la lingua della loro patria, e di coloro che, sempre impiegando la lingua dotta, si avvicinarono i primi all'eleganza ed alla purità de' classici latini che prendevano ad imitare.
      Assai diverso è il merito di queste due classi di storici; l'ingenuità e la grazia appartiene esclusivamente ai primi, mentre gli altri, a fronte del maggiore studio e della più ricercata dottrina, non vanno esenti dalla affettazione e della pedanteria. Perciò sempre interessa la lettura del Villani; mentre Ferreto di Vicenza ed Albertino Mussato, malgrado l'amara satira del primo e l'eloquenza del secondo, riescono spesse volte nojosi e pesanti.
      La lingua italiana, che Dante aveva fatto conoscere propria alla più sublime poesia, fu in pari tempo adoperata da Ricordano Malaspina, Giovanni Villani, Dino Compagni e dall'anonimo pistojese per iscrivere in dignitoso stile una corretta ed elegante prosa; di modo che anche al presente viene citata l'autorità grammaticale di questi scrittori che fa testo di lingua.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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