Questa universale agitazione, questa vivacità delle passioni, quest'importanza d'ogni individuo, resero la storia d'Italia una inesauribile sorgente d'istruzione per gli eruditi. Non trovasi città che non abbia almeno tre o quattro storici, e spesso anche più; e ciascheduno storico diventa più interessante in ragione della maggior quantità di fatti minutamente circostanziati che racconta. La sola collezione degli scrittori italiani, dopo la caduta dell'impero di Occidente fino a tutto il secolo quindicesimo, comprende quelli di sessantotto città o province: si fecero a questa collezione molti supplimenti, senza però comprendervi le storie assai più voluminose de' tre ultimi secoli. La bibliografia storica del solo stato pontificio racchiude in un grosso tomo in quarto i nomi soltanto de' particolari storici di settantuna città tuttavia esistenti nello stato della Chiesa, e di sedici città, distrutte180. Alcuni secoli di continuata applicazione appena basterebbero per leggerli tutti.
Ciò che accresce la confusione rispetto alla Lombardia, si è che in sul cominciare del quattordicesimo secolo la maggior parte delle città erano governate da un signore o tiranno; giacchè gl'Italiani, in sull'esempio de' Greci, adoperavano questi due nomi come sinonimi; che nello stesso tempo un altro signore, cacciato dal soglio, tramava, nel paese del suo esilio, congiure contro la patria; l'uno e l'altro collegandosi a vicenda al partito de' nobili o della plebe, ai Guelfi o ai Ghibellini: dimodochè ogni principato presentava una perpetua scena di disordini e di rivoluzioni.
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