Dichiaravansi adunque mandatarj del popolo; non prendevano il comando di una città, sebbene conquistata coll'armi, senza farsi solennemente accordare dagli anziani o dalla assemblea del popolo, secondo che gli uni o gli altri erano più docili, il titolo ed i poteri di signore generale, per uno, per cinque anni, o a vita, e con un determinato soldo che doveva levarsi dalle entrate del comune. In tal maniera l'arcivescovo Ottone Visconti, che governava Milano, agevolò a suo nipote Matteo la strada della sovranità. L'anno 1287 lo fece dal popolo milanese nominare capitano per un anno; del 1290 gli fece confermare la stessa dignità dalle città di Novara e di Vercelli; e del 1294, dopo avere per lui ottenuto da Adolfo di Nassau, re de' Romani, il titolo di vicario imperiale in Lombardia, ottenne dal popolo un'autorizzazione per accettare questo titolo181. In conseguenza di tali precauzioni quando morì l'arcivescovo in età d'ottantott'anni, del 1295, suo nipote Matteo trovossi già investito del potere e non dovette superare veruna difficoltà per succedergli. Un signore affatto nuovo doveva avere maggior cura di farsi rivestire dallo stesso popolo dell'autorità principesca. Perciò, l'anno 1290, Alberto Scotto si fece nominare dall'assemblea del popolo di Piacenza capitano e signore di quella città182: così Giberto di Correggio, essendo entrato in Parma l'anno 1303 in qualità di pacificatore coi Cremonesi, dopo aver fatta nascere una sedizione e fatto gridare per le strade da' suoi partigiani, viva il signor Giberto, si diede pensiero di far adunare lo stesso giorno il grande consiglio, perchè lo proclamasse signore, difensore e protettore della città e popolo di Parma.
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