Aveva colle armi sforzati i popoli a dargli il titolo di capitano generale della provincia nella città di Casal Sant'Evasio, che n'era la capitale: aveva in appresso obbligato il giovane marchese a ratificare l'usurpato potere con un trattato, in forza del quale ponevasi per cinque anni sotto la tutela del nemico della sua famiglia186.
Matteo Visconti erasi intanto rinforzato con tali parentadi, che ben dovevano assicurargli una lunga prosperità: perciocchè nel 1298 aveva data sua figliuola in isposa ad Alboino della Scala, figliuolo d'Alberto, signore di Verona, uno dei più potenti capi del partito ghibellino; e nel 1300 ottenne per consorte di Galeazzo suo figliuolo una figlia del marchese Azzo d'Este, vedova di Nino di Gallura, capo de' Guelfi pisani. Questa principessa era stata promessa ad Alberto Scotto, signore di Piacenza; ma Matteo, che voleva ad ogni costo imparentarsi colla casa d'Este, signora a quell'epoca di Ferrara, Modena e Reggio, suppiantò il signore di Piacenza, e contrasse una stretta unione coi più potenti capi di parte guelfa in Lombardia187.
Lo Scotto non dimenticò tanta ingiuria; e, se vi frappose qualche indugio, no 'l fece che per ottenerne più strepitosa vendetta. Egli formò contro i Visconti una lega de' signori che governavano in Lombardia le città di secondo ordine. Il primo a prendervi parte fu Filippone, conte di Langusco, che già da alcuni anni erasi reso padrone di Pavia, cacciandone un altro tiranno, Manfredo Beccaria e la sua fazione. Anche Filippone quasi in egual modo dello Scotto era stato ingiuriato dai Visconti.
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