In conseguenza della scomunica fulminata contro Firenze furono dal papa citati a Perugia dodici capi di parte nera con cento cinquanta cavalieri loro amici. Il cardinale di Prato scrisse allora ai Ghibellini ed ai Bianchi di Pisa, d'Arezzo, di Bologna e di Pistoja, essere questo il momento di sorprendere Firenze e di vendicarsi. Infatti i Bianchi si adunarono e s'avanzarono segretamente; ma gli emigrati fiorentini erano arrivati alla Lastra, due sole miglia sopra Firenze, coi Bolognesi, gli Aretini, ed i Romagnoli il 21 luglio 1304, in cambio del 23, ch'era il giorno destinato. Essi formavano un corpo di mille seicento cavalli e di nove mila uomini d'infanteria. Il conte Fazio doveva raggiugnerli da Pisa ed era già arrivato al castello di Marti con quattrocento cavalli; doveva arrivare da Pistoja Tolosato degli Uberti con trecento cavalli e molti pedoni, il quale prese la strada della montagna quand'ebbe avviso, che i suoi alleati erano giunti innanzi tempo presso a Firenze.
Baschiera dei Tosinghi, giovane emigrato fiorentino, comandava il primo corpo che arrivò alla Lastra. Molti messaggi ricevuti dai Bianchi di Firenze lo incoraggiavano ad avanzarsi senza aspettare le truppe di Pisa e di Pistoja, e ciò ch'era ancor peggio, senza aspettare la notte, che avrebbe calmato quel calore soffocante che opprimeva gli uomini ed i cavalli, ed inoltre avrebbe permesso agli amici di Firenze di recarsi al loro campo. I Bianchi entrarono senza trovare resistenza per la porta di san Gallo, che in allora non era che la porta di un sobborgo, ed arrivarono fino alla piazza di san Marco, ove si posero in ordine di battaglia colla spada alla mano, ma colla testa coronata d'ulivo e gridando pace! pace!
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