I due governi di Firenze e di Lucca stabilirono perciò di occupare Pistoja, ov'eransi ritirati molti dei loro emigrati, ed ove dominava Tolosato degli Uberti, l'erede di quella famiglia in ogni tempo ghibellina, che aveva prodotto il magno Farinata. I Fiorentini differirono l'impresa di Pistoja al mese di maggio del 1305, e s'impegnarono a non abbandonarne le mura finchè la città non s'arrendesse. Fecero domandare un generale a Carlo II re di Napoli, il quale mandò loro Roberto di Calabria, suo figlio ed erede presuntivo, con trecento cavalieri aragonesi o catalani, ed un ragguardevole corpo di fanteria almogavara. Queste truppe spagnuole, non diverse da quelle passate in Grecia con Ruggeri di Flor, erano state licenziate da Federico di Sicilia, e prendevano soldo da tutte le potenze che volessero approfittare de' loro servigi.
Il duca di Calabria partì da Firenze il 22 maggio del 1305 alla testa delle milizie di quella repubblica, ed incontrò in vicinanza di Pistoja le truppe lucchesi. Le due armate si divisero i lavori dell'assedio ed alzarono ridotti di distanza in distanza mezzo miglio lontani dalle mura: dopo di che il duca fece bandire che accordava tre giorni di tempo per uscire di Pistoja a tutti coloro che non volessero essere considerati come nemici della Chiesa e del re di Sicilia; ma che dopo tale termine tutti coloro che rimarrebbero entro l'assediata città, verrebbero trattati di ribelli, e permesso a chicchessia sarebbe di ucciderli. Perchè i Pistojesi non avevano sufficiente provvisione di vittovaglie, approfittarono della concessione del duca di Calabria per far uscire dalla città molte bocche inutili228.
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