Orribile spettacolo per i cittadini era il veder condurre alle porte le loro spose, darle in mano de' nemici, e chiudere le porte dietro di loro. Quelle che non avevano tra gli assedianti parenti, conoscenti o uomini generosi che prendessero le loro difese, venivano esposte agli estremi insulti; quelle sopra tutto infelicissime erano che cadevano in mano agli emigrati neri di Pistoja!229
(1306) Tosto che il cardinale di Prato giunse alla corte di Clemente V, lo richiese d'interporre i suoi buoni ufficj in favore degli assediati Pistojesi, tra i quali il cardinale aveva varj parenti; onde Clemente mandò ordine al duca Roberto ed ai Fiorentini di ritirarsi dall'assedio di Pistoja. Il duca ubbidì, ma i Fiorentini tennero fermo, e nominarono loro capitano Cante de' Gabrielli d'Agobbio, uomo senza pietà, quello stesso che aveva pronunciata sentenza di condanna contro Dante e contro i Bianchi esiliati da Firenze.
I governatori di Pistoja non lasciavano trapelare il segreto intorno allo stato delle vittovaglie, e continuavano a distribuire parchi, ma sufficienti viveri, onde mantenere i soldati abbastanza vigorosi per combattere. Avevano determinato, giunti che fossero alla fine delle loro provvisioni, di annunciarlo al popolo, e di fare in allora una sortita generale, nella quale o venderebbero ad altissimo prezzo le loro vite, o fors'anco colla forza che dà la disperazione, otterrebbero di rompere i nemici. Frattanto il papa, informato che i Fiorentini non avevano fatto verun conto de' suoi ordini, mandò, dietro le preghiere dei Pistojesi, il cardinale Napoleone degli Orsini in qualità di suo legato e di pacificatore della Toscana.
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