Tali furono le ragioni che il cardinale di Prato produsse innanzi al re, quando questi instava caldamente perchè il papa pronunciasse la sentenza, e che gli dichiarò ch'era la sesta delle sue promesse, quella di cui erasi riservato il segreto fino all'istante del suo compimento. Il cardinale, per accontentare Filippo, offrì di rimettere questo giudizio ad un concilio generale, il qual solo avea l'autorità di condannare il capo della chiesa233.
Supponevasi che coloro che avevano ajutato Filippo nell'insulto fatto a Bonifacio, fossero quelli che instavano per abolirne la memoria. Clemente per appagarli, con una bolla delle calende di giugno del 1307, accordava piena ed intera assoluzione al re, al suo regno, ai suoi agenti, ed a tutti coloro che in qualunque modo potessero essere compresi nelle censure ecclesiastiche. Quest'assoluzione fu accordata a tutti senza condizione, tranne Guglielmo di Nogareto e Reginaldo Supino, ai quali il papa impose per penitenza una spedizione in Terra santa234. Nel susseguente anno pubblicò le lettere di convocazione del concilio ecumenico, che doveva adunarsi in Vienna del Delfinato il primo ottobre del 1310.
La proscrizione dell'ordine de' Templari, altra domanda di Filippo, pareva che non gli stasse meno a cuore che la condanna di Bonifacio; e Clemente V per una vile e crudele politica sacrificò un ordine che tanto onorava la cristianità, ed espose tanti illustri cavalieri ai più orribili supplizj, per salvare, non la memoria d'un morto, ma la sua propria autorità compromessa dalla procedura che gli si voleva forzatamente far intentare.
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