Molay, sedotto dalle promesse, o cedendo all'orrore della tortura, pare che confessasse alcune delle imputazioni fatte all'ordine: ma quando fu sotto gli occhi del pubblico, si affrettò di ritrattare la confessione che gli era stata estorta coi tormenti, dichiarandosi meritevole della morte per avere ceduto alle istanze ed alle minacce del re244. Quasi tutti gli storici raccontano che nell'istante del supplizio, egli, o alcuno de' suoi cavalieri, citò al tribunale di Dio il papa ed il re, intimando loro di comparire entro un anno ed un giorno, per rendere ragione della loro tirannia, giacchè non eravi in terra altro tribunale che potesse giudicarli. Ambedue morirono di fatti entro l'indicato termine. Il signor Raynovard approfittò di questa tradizione:
«Ma in ciel si trova un tribunale augustoChe invano mai non implorò l'oppresso
Mortale: a questo io ti domando, o papa.
Ancor quaranta giorni! e già ti vedoTremante comparir. Alle parole
Tutti fremevan di Molay: ma qualeSorpresa, quanto orror, qual turbamento
Ogni cuore occupò, quando soggiunse:
O Filippo, o mio re, o mio signore!
Invano io ti perdono, ancor di vitaPoco ti resta, al tribunal di Dio
Pria che l'anno si compia, o re, ti aspetto.»
CAPITOLO XXVII.
Affari di Firenze. - Regno e spedizione in Italia dell'imperatore Enrico VII di Luxemburgo.
1308 = 1313.
(1308) Il trionfo della parte de' Neri in Firenze e nelle città guelfe della Toscana, e la sommissione di Pistoja a questo partito pareva che dovessero per alcun tempo assicurare la pace a tutta questa contrada, poichè i nemici del governo, vinti in ogni incontro, più non credevansi in istato di turbare la repubblica.
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