Vero è che il partito ghibellino era tuttavia dominante nelle due città di Pisa e di Arezzo, ma queste ancora erano state forzate di domandare ai Guelfi la pace: inoltre la prima doveva pensare a conservarsi il dominio della Sardegna, di cui il re d'Arragona, in forza di una concessione del papa, cercava di spogliarla, onde si guardava dal provocare nuove liti sul continente. Perciò la potenza del partito guelfo pareva invariabilmente stabilita, quando un'interna discordia, poi la venuta in Italia di un imperatore senz'armata, il di cui potere era presso che tutto posto ne' soli titoli e diritti, crollarono di nuovo la lega guelfa, alla di cui testa trovavasi Firenze, e tutto rovesciarono l'equilibrio politico dell'Italia. Esiste nelle repubbliche una soprabbondanza di vita che non permette godimento di lunga pace o riposo, mentre nelle monarchie un prematuro letargo non lascia libero corso allo spirito. Nelle prime l'anima di ogni cittadino, gettata in una diversa forma, pare che piegare non si possa ad una legge comune; non è pago del godimento della libertà come membro di un corpo libero ed aspira ad una esistenza indipendente, non trovando nel più liberale governo abbastanza larghi confini per lo sviluppo della sua volontà e delle sue passioni. Nella monarchia per lo contrario, quando il sovrano ha tolto all'uomo ogni cura de' suoi politici interessi, più non può richiamarlo a generose passioni per altri oggetti e non può farlo agire che coll'allettamento di immediati godimenti: la gloria, il potere, la stessa fortuna quando siano il prezzo di ardite combinazioni e di una lunga perseveranza, più non offrono bastante allettamento ai sudditi: e quel monarca che si sforza di risvegliare in un popolo privato d'ogni libertà245 le lettere, le belle arti, il commercio, s'assomiglia a quel fisico che, pei prestigi del galvanismo, eccita in un cadavere alcuni movimenti della vita che ha perduta.
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