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      Corso aveva intanto riuniti i suoi amici ed afforzato con barricate il quartiere da lui abitato. Aveva pure chiesto ajuto a suo suocero, ma gli ausiliarj speditigli da Uguccione non giunsero in tempo. Corso travagliato dalla gotta, sebbene incoraggiasse i suoi amici colla voce, non poteva combattere alla loro testa: dopo una resistenza di alcune ore, vedendo rotte le barricate, fuggì a stento fuori di città; ma giunto appena in campagna fu arrestato dai soldati catalani che lo inseguivano. Quando si vide ricondotto verso la città, preferendo una subita morte al supplicio destinatogli, si gettò di cavallo in maniera di battere il capo contro un sasso; per la quale caduta, vedendolo gravemente ferito, le guardie terminarono d'ucciderlo colle alabarde246.
      Il governo fiorentino si mostrò più generoso verso i Pistojesi di quello che lo fosse stato verso un suo cittadino. Dopo la presa di Pistoja, gl'infelici abitanti di questa città, oppressi da' loro vincitori, spogliati da' rettori forestieri che presiedevano ai loro tribunali, aggravati dalle imposte, privati del loro territorio, inoltre lacerati da una guerra civile che i fuggitivi Ghibellini avevano accesa nelle terre delle montagne, i Pistojesi, io dico, erano ridotti alla disperazione, quando videro arrivare alle loro porte il capitano del popolo scelto dai Lucchesi per governare gli ultimi sei mesi dell'anno 1309. Era questi un uomo di bassa estrazione ed affatto povero, onde giudicarono dover esser più avido de' suoi predecessori.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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