Questi ambasciatori essendo stati scelti per arbitri tra i Pistojesi ed i Lucchesi, ordinarono che le palafitte di Pistoja sarebbero levate e la città rimarrebbe otto giorni aperta, ma sotto la loro salvaguardia, per appagare l'offeso orgoglio de' Lucchesi; che passati gli otto giorni i Pistojesi potrebbero fortificare la città loro come meglio credessero; che prenderebbero i loro rettori alternativamente a Firenze ed a Lucca, scegliendo essi liberamente quel cittadino che più loro piacesse, invece che prima veniva nominato dalle repubbliche. Questa sentenza ridonò a Pistoja quasi tutta l'indipendenza e la libertà che aveva perduta dopo la guerra de' Bianchi e de' Neri.
La morte di tre sovrani, Azzo VIII d'Este, Alberto d'Austria, re de' Romani, e Carlo II, re di Napoli, furono di questi tempi cagione all'Italia di nuove rivoluzioni. Azzo d'Este era capo della più antica famiglia de' principi italiani, ed i suoi antenati erano stati fatti signori di Ferrara prima che verun altra repubblica si fosse ancora sottomessa al potere di un solo. Ma l'antichità di questa dinastia ad altro non aveva servito che a renderla più corrotta delle moderne. Azzo VIII d'Este è forse il più antico esempio di que' tiranni effeminati, vili e crudeli che nel susseguente secolo furono più numerosi nelle città lombarde. Abbiamo già veduto nel precedente capitolo che i popoli di Modena e di Reggio eransi contro di lui ribellati; e poco mancò che alla morte d'Azzo la sua dinastia non perdesse ancora Ferrara e le terre che formavano l'antico suo retaggio.
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