Lo vedeva privare tutti i signori del loro potere, ed egli aveva più che tutt'altri ragione di temere un eguale trattamento, perchè Matteo Visconti suo nemico, e nemico della sua casa, unitosi all'arcivescovo di Milano, Casone della Torre suo nipote, col quale aveva avuto fresche dissensioni, si era recato al campo imperiale sollecitando Enrico a venire a Milano260.
Enrico soggiornò due mesi in Piemonte, ove riformò il governo di tutte le città, creando ovunque vicarj imperiali per fare giustizia in suo nome, in luogo dei podestà e dei magistrati municipali: in pari tempo abbassò i tiranni, richiamando in tutte le città gli esiliati ed i fuorusciti. Si pose poi in viaggio alla volta di Milano, facendosi precedere dal suo maresciallo con ordine di fargli allestire la sua stanza nello stesso palazzo del comune, abitato da Guido: in pari tempo fece avvisar Guido di venirgli all'incontro senz'armi, fuori di città, con tutto il popolo. Ovunque Enrico aveva fin allora cercato di felicitare i popoli col ristabilire la pace, la giustizia, la libertà; poichè la libertà veniva ben più rispettata da' vicari generali ch'egli nominava, che non dai signori forzati ad abdicare la loro tirannide: e però i cittadini di Milano lo vedevano avvicinarsi con piacere. Conoscendo Guido queste disposizioni del popolo ed atterrito dall'inaspettata marcia dell'imperatore e dall'ordine che gli aveva mandato, prendendo consiglio dalle circostanze, licenziò le sue truppe, e senz'armi uscì di città alla testa del popolo per ricevere e riconoscere il suo sovrano261.
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