La sommissione di Milano trasse seco quella dell'intera Lombardia. Invitate dall'imperatore eletto, tutte le città dalle Alpi fino a Modena e fino a Padova spedirono i loro deputati per assistere all'incoronazione, che si eseguì il giorno 6 gennajo del 1311 in Milano colla corona di ferro. «Tutti i deputati giurarono fedeltà all'imperatore» dice nella sua relazione il vescovo di Botronto che accompagnava Enrico, «fuorchè i Genovesi ed i Veneziani, i quali, per non giurare, allegarono molte ragioni che più non so risovvenirmi, tranne ch'essi sono di una quint'essenza, che non vuole appartenere nè alla chiesa, nè all'imperatore, nè al mare, nè alla terra, e perciò negavano di giurare262.»
Nel mese successivo alla sua incoronazione, Enrico rappacificò, senza distinzione di parte, tutte le città a lui subordinate. Fece rientrare i Ghibellini a Como, a Brescia i Guelfi, a Mantova i Ghibellini, a Piacenza i Guelfi, e lo stesso fece in ogni città, nominando dovunque, per rendere giustizia, vicarj generali colle attribuzioni degli antichi podestà. I signori della Scala, che dominavano in Verona, furono i soli che si opposero ai desiderj d'Enrico, non avendo voluto acconsentire che tornassero in città i Guelfi condotti dal conte di san Bonifacio, esiliati da oltre sessant'anni: nè l'imperatore insistette nella sua inchiesta, sia che Verona gli paresse città troppo forte e lontana per tentare di ridurla colle armi, o pure che lo stringessero troppo importanti obbligazioni ai fratelli Cane ed Alboino della Scala, caldi partigiani dell'impero, che prima d'ogni altro eransi dichiarati in suo favore, onde porre in qualche pericolo la loro autorità.
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