Ma pare che Matteo Visconti avesse ordito un doppio tradimento, e che, avendo persuaso Guido della Torre ad impugnare le armi, egli avesse adunati i suoi antichi partigiani per essere a portata di piombare addosso al suo antico rivale. Galeazzo suo figliuolo comandava un grosso corpo di Ghibellini, i quali dopo essere rimasti alcun tempo indecisi, probabilmente per vedere da qual parte piegava la vittoria, vennero a far causa comune coi Tedeschi. I nobili ed i Ghibellini che combattevano tra le file dei Torriani, non vedendosi comandati da verun capo ghibellino, uscirono dalla zuffa. Allora le barricate furono rotte, le case dei Torriani saccheggiate ed incendiate, e Guido e suo figlio costretti di mettersi in salvo colla fuga265.
Questa sommossa di Milano parve un segnale dato a tutte le città guelfe di Lombardia per ribellarsi e scacciare i vicarj imperiali cogli emigrati richiamati da Enrico nella loro patria. Crema, Cremona, Brescia, Lodi e Como si ribellarono tutte ad un tempo, e si allearono con Guido della Torre, che aveva seco tutti i Milanesi fuorusciti. Ma queste città non eransi preparate a fare una lunga resistenza: senza vittovaglie e senza denaro, erano più atterrite della sorte dei Torriani, che disposte a vendicarli; di modo che, appena passato quel primo inconsiderato impeto che loro aveva poste le armi in mano, le più deboli implorarono la clemenza di Enrico, tosto che lo conobbero determinato a volerle sottomettere. Lodi e Crema gli aprirono le porte ed ottennero il perdono, che per altro non le salvò da molte particolari molestie.
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