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      In tale stato di cose pensò di ricorrere alle armi spirituali della chiesa. Era egli accompagnato da tre cardinali legati, incaricati d'incoronarlo a Roma in nome del papa, onde pregò uno di loro a fulminare la scomunica contro i Bresciani; ma questi gli rispose che sebbene avesse il potere di sciogliere e di legare in suo nome, non voleva compromettere l'autorità della chiesa senza speranza di felice riuscita, e soggiunse: «che gl'Italiani si prendevano poco fastidio delle scomuniche; che i Fiorentini non avevano fatto verun caso di quelle del cardinale vescovo d'Ostia; che i Bolognesi non temettero quelle del cardinale Napoleone Orsini, nè i Milanesi quelle del cardinale Pelagrua. Se la spada temporale non li riduce per timore al dover loro, meno potrà farlo la spirituale267.»
      I cardinali adunque, invece di fare il dubbio esperimento della scomunica, cercarono d'interporre il loro credito personale ed i loro consigli. Avendo potuto entrare in città ottennero dai Bresciani, che cominciavano a mancare di vittovaglie, un'onorevole capitolazione che poi fu male osservata. L'imperatore entrò in città per la breccia, ed ebbe dai Bresciani sessanta mila fiorini; indi, prendendo la strada di Cremona, Piacenza, Parma e Tortona, arrivò a Genova il 21 di ottobre268.
      Genova era stata ne' precedenti anni minata dalle guerre civili. Obizzo Spinola, sostenuto dal partito ghibellino, aveva signoreggiata un anno la repubblica con un quasi assoluto potere, e n'era stato cacciato dai Grimaldi e dai Fieschi, spalleggiati dai Doria.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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