Erasi Enrico lusingato che l'improvvisa sua venuta ecciterebbe qualche tumulto in città, ma non avendo che un migliajo di cavalli con lui, non si credette abbastanza forte per attaccarla regolarmente285.
Ne' susseguenti giorni fu raggiunto dal rimanente dell'armata che aveva lasciato a Todi ed in Val d'Arno di sopra. Ebbe pure rinforzi dai Ghibellini e dai Bianchi della Toscana e della Marca, che venivano a militare sotto le sue insegne; ma più considerabili soccorsi arrivarono ancora ai Fiorentini. I Lucchesi mandarono alla signoria seicento cavalli e due mila fanti, ed altrettanto fecero i Sienesi; Pistoja cento cavalli e cinquecento fanti; Prato, Colle, Sanminiato e san Gemignano duecento cavalli e mille pedoni; Bologna quattrocento cavalli e mille pedoni; e le città della Romagna e dello stato della chiesa quattrocento cinquanta cavalli e mille cinquecento uomini a piedi: sicchè i Fiorentini si trovarono avere quattro mila cavalli, ch'erano il doppio di quelli che aveva l'imperatore.
Tranquillizzati da forze tanto superiori, i Fiorentini si diedero alle consuete loro occupazioni come in tempo di pace; tutte le porte erano aperte, fuorchè quella che metteva direttamente al campo dell'imperatore, e si spedivano le mercanzie come all'ordinario: ma pure non osarono mai di attaccare Enrico, o di difendere contro di lui le loro campagne colla forza; gli lasciarono perfino passar l'Arno e guastare le campagne presso san Casciano, ove Enrico pose il suo nuovo quartiere generale finchè finalmente il 6 gennajo 1313, vedendo che nulla avvantaggiato avrebbe con un più lungo soggiorno e che le malattie cominciavano a fare strage della sua armata, lasciò Firenze, ed andò a stabilirsi a Poggibonzi sulla strada di Siena, ove si trattenne due mesi286.
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