I Fiorentini si lodarono senza dubbio di non avere posta in compromesso la sorte della loro patria con una battaglia quando era noto che l'armata dell'imperatore s'andava distruggendo per le malattie prodotte dalle fatiche e dal bisogno; le quali malattie nè la salubrità dell'aria di Poggibonzi, nè la stagione facevano cessare. A questo disastro s'aggiungevano le molestie de' Sienesi e de' Fiorentini, i quali scaramucciando ogni giorno cogl'imperiali, gli toglievano ogni giorno qualche soldato, e gli rendevano difficile l'approvigionamento. Perchè conoscendo l'imperatore lo svantaggio di più lunga dimora in Poggibonzi, partì il 6 di marzo colla sua armata prendendo la strada di Pisa. Colà, avendo eretto un tribunale imperiale, chiamò in giudizio tutte le città che avevano a lui resistito, pretendendo di sottomettere colle sentenze que' nemici che non aveva potuto vincere colle armi. I primi ad essere condannati furono i Fiorentini; furono annullati i loro privilegi, cassati i loro giudici e notai, il comune tassato in cento mila fiorini e privato del diritto di battere monete, il quale fu accordato collo stesso conio, lo stesso titolo e lo stesso valore ad Ubizzino Spinola di Genova ed al marchese di Monferrato287.
Finalmente il tribunale chiuse le sue procedure con una condanna più ardita: il giorno 7 delle calende di maggio Enrico sentenziò Roberto re di Napoli, dichiarandolo decaduto del trono, come verso di lui colpevole di lesa maestà, sciogliendo in pari tempo i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà, e proibendo loro di ubbidire per lo innanzi al proprio re288.
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