Nel 1286 dai tre capi della quarantia era stato proposto un assai più importante cambiamento. Avevano domandato che si prescrivesse agli annuali elettori di non far entrare nel maggior consiglio che coloro che ne erano già stati membri, o che proverebbero che i loro antenati vi erano stati ammessi dopo l'istituzione di questo consiglio del 1172297. Questa proposizione che mirava a designare in un modo tanto preciso la classe dei nobili, non fu allora adottata. Senza dubbio ciò che ritrasse il consiglio dall'adottarla, si fu che tutti i cittadini, nuovi membri del consiglio, temettero che riconoscendo così espressamente la preminenza della nobiltà, ad ogni nuova elezione non si andasse escludendo coloro che non appartenevano alla classe dei nobili, dando la preferenza alle più antiche famiglie.
Pietro Gradenigo non tentò di rinnovare questa legge, sebbene tendesse direttamente allo scopo preso di mira da lui e da tutto il partito aristocratico. Invece di farne prova, l'ultimo giorno di febbrajo del 1267, giorno che chiudeva l'anno veneziano, propose quel decreto che fu poi risguardato come la serrata del maggior consiglio, e che ne conservò il nome; ma che presentando una più immediata esca agli attuali membri di questo corpo, apparentemente si allontanava meno dalle usitate forme e dalle elezioni nazionali.
Gradenigo espose al consiglio, come cosa indubitata, che da oltre un secolo l'elezione cadeva sempre press'a poco su le stesse persone o famiglie, di modo che coloro che avevano parte all'amministrazione, o erano attualmente membri del consiglio, o lo erano stati negli ultimi anni.
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Gradenigo
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