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      Di qui ebbe origine quella formola adoperata ancora nella nostra età per le prove di nobiltà a Venezia: per suos et per viginti quinque annos: provare, che i suoi ascendenti paterni erano stati membri del maggior consiglio e provare d'avere 25 anni.
      Per tal modo quella rivoluzione, che molti storici rappresentarono come l'opera d'un giorno299, non ottenne compimento che nello spazio di 23 anni, sebbene fosse stata preparata nel precedente secolo. Tale lentezza può sola spiegare la pazienza e la rassegnazione del popolo veneziano addormentato da una dissimulata politica, ma che non sarebbesi tutt'ad un tratto lasciata togliere la preziosa eredità dei diritti politici che aveva fin allora posseduti. Malgrado l'arte adoperata dal Gradenigo per nascondere al popolo i suoi progetti e le ambiziose mire del maggior consiglio, non si compì la sedizione senza resistenza e senza spargimento di sangue.
      La prima sedizione scoppiò nel 1299, poco dopo la pace fatta colla repubblica di Genova, e ne furono capi i popolari, Marino Bocconio, Giovanni Baldovino e Michele Giuda. Se la costituzione non avesse subite mutazioni, costoro e per le loro ricchezze e pei loro talenti avrebbero a ragione preteso di entrare nella magistratura: onde si proponevano di ottenere colla forza l'ingresso nel maggior consiglio agli uomini del loro ordine; ma si trovarono prevenuti dalla vigilanza di Gradenigo, che fece perire i capi sul palco, esiliare e punire in altri modi i meno colpevoli.
      Una più calda congiura scoppiò del 1310, nella quale presero la principale parte le più nobili e potenti famiglie di Venezia.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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