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      Se in tali elezioni il maggior consiglio avesse rifiutata l'assoluta maggiorità dei suffragi a tutti coloro che si fossero presentati per entrare in quello dei dieci, questo consiglio veniva col fatto soppresso. Più volte i nobili usarono del loro diritto di rifiutare in tal modo i suffragi, per ridurre i dieci a mettere alcuni limiti al loro potere; ma non hanno mai persistito, come avrebbero dovuto fare, fino alla totale abolizione di questo odioso corpo.
      Due cose per altro assai notabili si osservano in questo despotismo repubblicano. Primo la consolazione che i cittadini possono trovare della perdita della libertà civile nell'acquisto o nella partecipazione ad un grande potere; compenso che non può aver luogo che in uno stato in cui sonovi pochi cittadini, e dove per conseguenza la volta di giugnere al supremo potere è abbastanza vicina per addolcire il giornaliero sacrificio che ogni cittadino fa de' suoi diritti a questo potere; e per tal modo nelle antiche repubbliche non esisteva veruna libertà civile; il cittadino riconoscevasi schiavo della nazione di cui era parte; si abbandonava interamente alle decisioni del sovrano, senza contestare al legislatore il diritto di controllare tutte le sue azioni, o di violentare in tutto le sue volontà; ma d'altra parte era egli stesso a vicenda e sovrano e legislatore. Conosceva il valore del suo voto in una nazione abbastanza piccola perchè ogni cittadino potesse esservi principe, e sentiva che come suddito sagrificava la sua libertà civile a sè medesimo come sovrano.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288