Da più d'un secolo e mezzo che il partito guelfo era in Lucca dominante, avevano avuto tempo di concentrare i poteri dell'aristocrazia; e la rivoluzione, che del 1301 aveva cacciati i Bianchi da questa città, assicurò l'autorità de' gentiluomini. Il popolo gli odiava e compiangeva le molte famiglie de' Bianchi e degl'Interminelli esiliate; e quando un partito della nobiltà unì la sua gelosia contro gli Obizzi al risentimento della plebe, il governo non ebbe più bastanti forze per mantenersi. Arrigo Bernarducci, capo de' malcontenti, dopo aver fatto innanzi agli anziani una calda pittura dei guasti cagionati dalla loro guerra coi Pisani e della negligenza di Roberto nel difenderli, costrinse questi magistrati a proporre nel maggior consiglio la pace. Unanimi furono i voti di questo corpo, e furono nominati de' commissarj, che, abboccatisi con quelli di Pisa a Ripafratta, conchiusero in pochi giorni la pace, a condizione che i Lucchesi richiamassero tutti gli esiliati308.
Alla testa di costoro rientrò in Lucca Castruccio Castracani degl'Interminelli, giovane che dava già indizio de' straordinarj talenti che doveva un giorno spiegare, e che ne' dieci anni, in cui fu esule dalla patria, aveva visitato l'Inghilterra, le Fiandre e le città ghibelline della Lombardia ove aveva appreso il mestiere delle armi sotto i più esperti generali309. Castruccio volle approfittare della superiorità che il suo ritorno poteva dare al partito ghibellino, e fece segretamente domandare soccorso ad Uguccione della Fagiuola; poi il giorno 14 giugno del 1314 venne con quelli del suo partito a stabilirsi e fortificarsi avanti a Porta San Freddiano per essere a portata d'aprirla al generale ghibellino, tosto che questi vi si presentasse.
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