Adunaronsi innanzi alla casa di Neri della Fagiuola, chiedendo altamente la libertà di Castruccio. Neri non osò rifiutarsi e fece rilasciare il prigioniere, il quale fu consegnato ai congiurati ancora avente le catene ai piedi ed alle mani. Queste catene furono lo stendardo dei Lucchesi: essi le portarono avanti a loro andando ad attaccare i forti ancor difesi da Neri della Fagiuola; e cacciandolo dalla città co' suoi seguaci, prima che il padre potesse soccorrerlo, ricuperarono in poco tempo quella libertà, che già da due anni avevano perduta318.
Uguccione e Neri della Fagiuola, perduta ogni speranza di rientrare in Pisa o in Lucca, si ripararono alla corte di Can grande della Scala in Verona, ove trovarono un altro più illustre fuoruscito, il poeta Dante, che si era recato a quella corte dopo la morte di Enrico VII. I Pisani nominarono allora capitano del popolo e delle milizie il conte Gaddo della Gherardesca, ed i Lucchesi affidarono per un anno la stessa carica a Castruccio Castracani. Ma gli uni e gli altri, non essendo più eccitati alla guerra da Uguccione, acconsentirono volentieri alle proposte di pace loro fatte da Roberto. I Fiorentini vi si prestarono di mala voglia, desiderosi di vendicarsi della rotta di Montecatini, ed accusavano il re di viltà che sì tosto dimenticava la morte del fratello e del nipote. Ad ogni modo per l'intromissione di Roberto la pace fu segnata in aprile del 1317 tra tutti i popoli guelfi e ghibellini della Toscana, restando tutti al possesso delle castella che avevano conquistate: ai Fiorentini venne assicurata la franchigia del porto di Pisa; i Pisani promisero di mantenere cinque galere agli ordini del re Roberto, qualunque volta egli mettesse una flotta in mare, e si obbligarono, dietro sua domanda, a fabbricare a san Giorgio in Ponte una chiesa sotto l'invocazione della pace, pel riposo delle anime di coloro ch'erano morti nella battaglia di Montecatini: la quale chiesa fu poi a ragione risguardata dai Pisani piuttosto come un monumento della loro vittoria, che come un segno di triste ricordanza.
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