I più piccoli avvenimenti ispiravano a questo popolo un'insensata presunzione, un ridicolo orgoglio; il più leggiero323 rovescio ne abbatteva il coraggio, e lo disponeva a soggiacere a tutte le umiliazioni. Fortunatamente che in que' momenti di terrore i nobili riacquistavano la loro influenza sopra la moltitudine; ed in allora guarentivano l'onore nazionale e salvavano la patria.
Durante la spedizione d'Enrico VII, in più modi manifestossi l'inconseguenza de' Padovani. A vicenda ora volevano resistere, ora fare con lui la pace. Due volte lo storico Albertino Mussato fu da loro spedito all'imperatore; due volte comperò da lui sotto dure condizioni la riconciliazione della repubblica; ed altrettante volte i Padovani alternativamente gelosi, o di Cane della Scala, o dello stesso Enrico, ruppero le convenzioni e ricominciarono la guerra: di modo che Enrico, l'ultimo anno della sua vita, pronunciò in Pisa contro di loro una sentenza che li privava di tutte le loro onorificenze e franchigie e li metteva al bando dell'impero324. Sedendo nello stesso tribunale, Enrico aveva pochi giorni prima condannato Roberto re di Napoli.
Gli è vero che le pretese d'Enrico VII erano propriamente fatte per eccitare la diffidenza della repubblica, e la sua condotta poteva averle dato giusto motivo di lagnanza. In marzo o in aprile del 1311 aveva permesso ad un Vicentino emigrato, che trovavasi al suo servigio, di sollevare cogl'intrighi la sua patria, procurandogli i soccorsi di Cane della Scala ed istigando tutt'ad un tratto i Vicentini a prendere le armi, a scacciare la guarnigione padovana e ad inalberare le aquile imperiali325. Quest'avvenimento, che tenne dietro alla prima infruttuosa missione d'Albertino Mussato, fu cagione di una guerra tra Padova e Vicenza protetta da Cane della Scala.
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