Queste due città non sono lontane che quindici miglia, ossia cinque ore di marcia, di modo che l'adunanza de' carri che Ponzino aveva fatta venti giorni prima, e col più grande segreto per questa spedizione, ci dà la più straordinaria idea della maniera con cui facevasi allora la guerra; e tale era la mollezza degli uomini d'armi, che durante questa breve marcia notturna, la maggior parte avevano deposte le armi sui carri che li seguivano332.
In sul far del giorno l'armata padovana giunse innanzi alle mura del sobborgo di san Pietro a Vicenza, senza che la sua marcia fosse stata annunziata da veruno esploratore: le guardie delle porte erano addormentate; ed alcuni Padovani leggermente armati, attraversando la fossa, si resero padroni dei ponti levatoj e gli abbassarono prima che i Vicentini pensassero a difendersi. Le guardie risvegliandosi, fuggirono in città e ne chiusero le porte; ed i Padovani senza adoperare le armi rimasero padroni del sobborgo. Il suono delle trombe e le grida di viva Padova! annunciarono questa vittoria agli abitanti, i quali incerti della loro sorte, desiderosi di tornare sotto l'amministrazione repubblicana de' loro padri, desiderosi di scuotere il giogo di Cane, ma inquieti dell'abuso che forse si farebbe del diritto della guerra, guardavano tremando i loro vincitori. Ben tosto un proclama in nome di Ponzino Ponzoni stabilì la pena di morte contro chiunque si rendesse colpevole di furto o di morte: gli abitanti del sobborgo vi corrisposero con grida di gioja, gridando ancor essi viva Padova! e le madri portando i fanciulli nelle braccia sotto i portici, insegnavano loro a proferire questi due vocaboli.
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