Frattanto i Vicentini, per meglio difendere il corpo della città, tentarono d'incendiare le case del sobborgo più vicine alle mura; ed i Padovani, non sapendo approfittare della loro vittoria, stabilirono il loro campo duecento passi lontano dal preso sobborgo, di cui affidarono la guardia a Vanne Scornazano ed a' suoi mercenarj: ma appena giunsero al luogo in cui volevano fissare il campo, che lo stesso Scornazano, sortendo dal sobborgo, si avanzò verso il podestà Ponzino e Giacomo di Carrara, che stava co' principali capi dell'armata: «E qual è, disse, cittadini di Padova, la vostra maniera di fare la guerra? che significa quest'indulgenza pei vinti? voi non sapete approfittare della vittoria, e la vostra pretesa dolcezza sarà da tutto il mondo giudicata debolezza e pusillanimità. Quando le vostre genti furono vinte si sottrassero alle ferite o alla morte? vi diedero mai i vostri nemici l'esempio di questa indulgenza, o piuttosto di questa viltà? Coi nemici accaniti non devesi risparmiare nè il ferro, nè il fuoco, nè il saccheggio. Accordate ai vostri soldati il bottino del sobborgo, altrimenti tra poco gli abitanti ben sapranno trafugare tutte le loro ricchezze333.»
Ponzino ed i capi del popolo si rifiutarono a questa domanda; ma i mercenarj non avevano aspettata la decisione del consiglio; ed il saccheggio era già cominciato. Gli sventurati abitanti del sobborgo, cui era stata guarentita la sicurezza, furono all'improvviso trattati con tutto il rigore; e lo stesso Ponzino chiuse gli occhi sulla condotta de' proprj satelliti che davano l'esempio di tutti i delitti.
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