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      I mercenarj, incaricati di custodire la porta che comunica colla città, l'abbandonarono per ispargersi per le case, e ben tosto la ciurmaglia del popolo padovano arrivò sollecitamente dal campo per dividere le spoglie del sobborgo. Furono gettate ne' campi tutte le munizioni che erano state portate sui carri che seguivano l'armata, onde caricarli de' più preziosi effetti del bottino: nè i sacri vasi delle chiese, nè le cose de' monasterj furono rispettate; e la brutalità de' soldati espose agli ultimi oltragi le spose e le figlie de' Vicentini, e perfino le vergini consacrate a Dio334.
      Frattanto, avanti l'ora terza del giorno, era stato dato avviso a Cane della Scala, che trovavasi a Verona, della presa del sobborgo; e tosto gittatosi in ispalla l'arco, ch'egli soleva spesso portare all'usanza de' Parti, corse a cavallo a Vicenza con un solo scudiere. Giunto in città, dopo avere due volte mutato cavallo, chiamò i suoi compagni d'armi; e non fermandosi che il tempo necessario per bevere un bicchiere di vino che gli fu presentato da una povera femmina, fece aprire la porta di Liseria e piombò sui Padovani con soli cento uomini d'armi ch'eransi adunati intorno a lui. Tutta l'armata padovana era occupata nel saccheggio o nella dissolutezza. Cane non trovò nel sobborgo veruna resistenza; alquanto più in là venne fermato un istante da un piccolo corpo di gentiluomini, fra i quali trovavasi Albertino Mussato, ma questo pure fu sgominato, ed Albertino scavalcato, fu fatto prigioniere.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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