Allora fu che Giacomo da Carrara contrasse segreta amicizia con Cane, onde fu posto in libertà per trattare personalmente intorno alla pace nella sua patria.
Giacomo di Carrara ammesso nel senato di Padova dovette disputare contro Macaruffo, capo de' patriotti, che diffidava della sua ambizione. Non voleva Macaruffo che la repubblica compromettesse l'onor suo accettando la pace dopo una disfatta; ma erano così eque le proposizioni di Cane, che non erano ingiuriose a Padova: ogni città doveva tornare in possesso del suo antico territorio; i diritti patrimoniali dei cittadini padovani nel distretto di Vicenza dovevano essere loro restituiti; e la repubblica di Venezia veniva chiamata garante del proposto trattato. A tali onorevoli condizioni la pace fu infatti accettata dal senato di Padova, e sottoscritta il 20 ottobre del 1314337.
Questa pace per altro non ebbe lunga durata: i Padovani cercavano opportunità di vendicarsi dell'avuta disfatta; i Vicentini soffrivano impazientemente il giogo di Cane della Scala e domandavano spesso ai loro vicini di ajutarli a scuoterlo. Macaruffo ed i suoi partigiani favorivano i Vicentini malcontenti; ma Giacomo da Carrara era segretamente attaccato a Cane. I primi si fecero lecito di entrare senza il consentimento della repubblica in una congiura, che doveva esserle cagione di grandi calamità.
Il 21 maggio del 1317 gli esiliati di Vicenza, quelli di Verona e di Mantova ed i loro partigiani di Padova, che avevano prese le armi per soccorrerli, si portarono di notte presso ad una porta di Vicenza che alcuni traditori avevano promesso di consegnar loro: ma essi medesimi erano traditi da coloro che credevano aver guadagnati col danaro.
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