» L'opposizione del Ponzoni a questa infelice risoluzione non tardò ad essere giustificata dagli avvenimenti; dopo sei mesi le guerre civili forzarono il marchese Cavalcabò a rinunciare la signoria tra le mani di Giberto da Correggio; le guerre esterne colmarono la miseria di Cremona; ed il giorno 17 gennajo del 1322, impadronitosene Galeazzo Visconti, la riunì alla signoria di Milano344.
Molte delle città della Lombardia e della Marca erano governate dai signori, senza per altro avere rinunciato ad ogni desiderio di libertà. Tante violenze erano state commesse in nome dei due partiti guelfo e ghibellino, accesi tanti odj, tante vendette provocate, che il primo desiderio dei cittadini e specialmente dei gentiluomini, era il trionfo della propria fazione e la proscrizione degli avversarj. Una selvaggia indipendenza era per loro preferibile alla libertà; essi misuravano i loro diritti colle loro forze, e non supponevano che potessero essere limitati dalle leggi. Nelle città poste nel centro della Lombardia, in mezzo a quelle vaste campagne che avevano dato tanto vantaggio alla cavalleria dei gentiluomini sopra l'infanteria de' borghesi, in Cremona, Crema, Lodi, Piacenza, Pavia, Parma, Modena e Reggio, non eravi durevole tirannide assicurata ad una sola casa, perchè l'eguaglianza delle forze dei due partiti guelfo e ghibellino, non lasciava a veruna usurpazione il tempo di consolidarsi; ma non perciò eravi maggior libertà che altrove. Ogni anno veniva contraddistinto da qualche nuova rivoluzione; per altro soltanto cambiavansi gli uomini senza che il governo lasciasse mai d'essere militare e dispotico.
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