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      Tutti gli avvenimenti del secolo possono richiamarsi alla sola lotta in favore della libertà, ad un solo sforzo diretto ad impedire che taluno de' principi, che vedevasi crescere di potenza, non opprimesse l'Italia formandone una sola monarchia.
      Ma il sistema dell'equilibrio politico è di sua natura un sistema di divisione, e per certi rispetti un sistema di debolezza: perciocchè impedisce ad una nazione di agire per riguardo alle altre come agirebbe se formasse un solo corpo, spesso consuma le proprie forze contro di sè medesima, mantenendo guerre d'Italiani contro Italiani, di Tedeschi contro Tedeschi; le quali guerre a' nostri giorni chiamansi civili, sebbene, propriamente parlando, non possano dirsi tali che quelle fra i cittadini di un medesimo stato. Gl'Italiani smembrati, soggiogati e resi inutili a respingere le straniere invasioni, si pentirono degli sforzi fatti dai loro padri per tener divisi gli stati, facendosi un amaro rimprovero di aver creduto di giovare alla libertà col procurare la divisione. I tempi eransi mutati, e con essi ancora la politica. Un popolo libero deve tutto riferire a sè medesimo, un popolo suddito deve rammentare che fa parte d'una nazione. Coloro che più non hanno patria, che più non riuniscono intorno ad un solo centro ogni loro desiderio di forza, di durata, di gloria, possono ancora riconoscere tra di loro i diritti della nascita e di un'origine comune; devono amare i loro fratelli, sebbene non possano risguardarli per loro concittadini, compiangere il sangue che si versa ed i tesori dissipati nelle guerre intestine: poichè non è per essi straniero colui che non appartiene al loro corpo politico, ma quello che ha una diversa lingua.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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