I popoli elettrizzati da un sentimento che agita egualmente tutte le anime, trovano in questo stesso sentimento, in una passione nazionale i legami d'un nuovo corpo sociale, ed altro omai non cercano che di valersi delle comuni forze nel modo più utile e glorioso. Ma l'oppressione che avrebbe dovuto consigliare gl'Italiani a formare un solo corpo, un solo stato, per difendersi o vendicarsi, non ebbe luogo che all'epoca in cui termina questa storia, quando Carlo V avendo trionfato della Francia, assoggettò tutta l'Italia all'immediato suo dominio o all'influenza de' suoi consigli. Fino a questo tempo possiamo accompagnare colla nostra ragione e col nostro affetto la lunga lotta delle repubbliche italiane pel mantenimento dell'equilibrio; possiamo prendere parte a tutti i loro interessi, vedendoli spronati da grandi disegni e da grandi virtù a generosi sforzi, a penosi sagrificj.
Le prime guerre che lacerarono l'Italia all'epoca di cui siamo per parlare, miravano ad abbassare la potenza imperiale e quella de' signori Ghibellini che ne erano i depositarj in Lombardia: ma il desiderio di vendetta, e l'odio di fazione vi ebbero più parte che la gelosia e la politica, perciocchè o le guerre non avrebbero avuto luogo, o sarebbero state meno lunghe, se i papi non le avessero eccitate e fomentate, sagrificando il riposo de' popoli e la coscienza de' loro pastori alla propria vendetta ed all'ambizione.
Quando i vescovi di Roma, riparatisi in Francia, non si videro più esposti al pericolo di essere vittime essi medesimi delle guerre che provocavano, diedero libero sfogo al loro odio contro l'autorità imperiale, più non curandosi di celare gli ambiziosi progetti che avevano formati sopra l'Italia.
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