Furono queste due bolle gli ultimi atti dell'amministrazione di Clemente V in Italia. Questo pontefice che aveva così vilmente venduti gl'interessi della santa sede e quelli della propria coscienza a Filippo il Bello re di Francia, e che gli aveva sagrificato l'ordine de' Templari, morì a Rochemauri l'anno medesimo della morte di Filippo il 20 aprile del 1314, mentre preparavasi a tornare a Bordò sua patria per ricuperare col favore dell'aria nativa la mal ferma sua salute10. La terribile citazione d'un templario, che di mezzo alle fiamme aveva chiamati Clemente e Filippo innanzi al tribunale di Dio, parve in tal modo compiuta.
Clemente V aveva ammassati grandi tesori vendendo i beneficj ecclesiastici, e facendo altri scandalosi mercati, che lo resero esecrabile ai suoi contemporanei11. Oltre il danaro che teneva ne' suoi forzieri, aveva arricchiti tutti i suoi parenti e famigliari; ma le sue generosità non gli avevano guadagnato l'affetto di nessuno: perciocchè, appena morto, tutti coloro che abitavano nel suo palazzo, si scagliarono addosso ai suoi tesori; e non vi fu fra tanti neppure un solo servitore fedele che si prendesse cura del cadavere del suo padrone: onde essendo caduti alcuni torchi che ardevano intorno al feretro, vi appiccarono il fuoco, che, comunicatosi ben tosto all'appartamento, obbligò finalmente i rubatori ad occuparsene, e lo spensero; ma il palazzo e la guardaroba erano stati talmente spogliati, che non si trovò che un vecchio mantello per cuoprire il corpo mezzo abbrustolito del più ricco papa che governasse la chiesa12.
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