Luigi di Baviera aveva partecipata la sua vittoria di Muhldorf a Giovanni XXII, il quale non essendosi fin allora dichiarato a favore d'alcuno dei due rivali, gli rispose amichevolmente. «Abbiamo ricevuto, mio caro figlio, le lettere dell'eccellenza tua, le abbiamo ponderatamente lette, ed uditi ancora i circostanziati racconti fattici dal portatore. Abbiamo notato con quanta umiltà e prudenza tu attribuisci al padrone delle battaglie la vittoria di fresco ottenuta sul tuo competitore. Abbiamo pure osservato che ti sei comportato con estrema umanità verso di lui nell'istante in cui fu fatto prigioniere e dopo che tu lo tieni cattivo: noi ti esortiamo a perseverare nella stessa condotta.... Rispetto al trattato di pace e di concordia fra te e lui, ci offriamo di occuparcene, e lo faremo ben tosto quando ci avrai fatte conoscere le tue intenzioni65.»
(1323) Ma allorchè il papa venne a sapere che Luigi aveva mandati soccorsi a Galeazzo Visconti, e costretto Raimondo di Cardone a levare l'assedio di Milano, si abbandonò alla più violenta collera. Determinato d'intentare un processo contro il re de' Romani, ricorse per dargli un titolo alla più strana pretensione. Asserì contro l'evidenza di tutti i secoli e di tutte le storie, «che la santa sede era amministratrice dell'Impero in tempo dell'interregno, che il solo papa era giudice tra i due competitori; che l'esame del candidato, la sua approvazione, la sua ammissione, o la sua ripulsa e riprovazione, erano di esclusiva pertinenza della sede apostolica; e che fin tanto che il papa non avesse approvato o rigettato l'uno o l'altro competitore, non esisteva ancora verun re de' Romani, e non era altrui permesso di assumerne il titolo66». Onde creò a Luigi di Baviera altrettanti delitti, quanti erano gli affari da lui trattati come re de' Romani.
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