In seguito tentò replicatamente di far assassinare Ettore Taviani e Bonifacio81 Ricciardi, che credeva essere i suoi più pericolosi avversarj; ma non essendo riuscito nell'intento, impegnò Castruccio ad avvicinarsi fino a mezzo miglio di Pistoja, affinchè gli ambasciatori, i soldati fiorentini e tutti coloro che sarebbersi opposti ai suoi disegni, si ritirassero per timore di cadere nelle mani dei Lucchesi, ed accrebbe egli stesso questo timore, pregandoli artificiosamente a rimanere: ma appena usciti di città, fece chiudere le porte dietro di loro, adunò un consiglio al quale non chiamò che artigiani e gente della più bassa plebe, e si fece proclamar signore per un determinato numero di anni. Non volle per altro abitare nel palazzo pubblico, e dichiarò che tanto fasto mal si confaceva all'abate d'un monastero82.
Castruccio accordò all'abate di Pacciana una limitata tregua, e questi incominciò ad esercitare liberamente la sovranità di cui erasi impadronito. Ma i piccoli intrighi di convento che avevano servito a farlo principe, non bastavano ad assicurargli la sovranità. Le astuzie non possono supplire alla profonda politica, nè la crudeltà al carattere, nè l'ambizione equivale al coraggio ed alla fermezza. «In tutto ciò ch'egli faceva, dice lo storico pistojese suo coetaneo, agiva da uomo vile, non sapeva essere signore, ed aveva più fiducia negli altri che in sè medesimo; ogni suo parente voleva essere padrone, e non pensava che a derubare il comune o i particolari; per ultimo nulla facevasi in Pistoja senza che tornasse vantaggioso ai Tedici83.» Così l'abate di Pacciana amministrò quattordici mesi lo stato, nel qual tempo esiliò i Rossi, i Lazzari ed una parte dei Cancellieri.
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