Prometteva sempre a Castruccio di rinunciargli la sua signoria; ma questi non si lasciò lungo tempo ingannare dai trattati del monaco. Entrò impensatamente a Pupiglio, e se ne impadronì, onde occupò ben tosto la montagna pistojese84.
(1323) Intanto quello de' nipoti dell'abate di Pacciana che più degli altri aveva abusato della sua autorità, Filippo Tedici, congiurò contro lo zio, non perchè aspirasse ad acquistare maggior potere di quello che aveva; ma per unire il titolo di signore all'esercizio delle prerogative della signoria. L'abate scoprì la congiura; ma egli non aveva tanta grandezza d'animo per disprezzare le trame de' suoi nemici, nè sufficiente clemenza per perdonare a suo nipote, nè bastante energia per difendersi e vendicarsi. Tentò vilmente di far assassinare il nipote, e non osò di resistergli in faccia. In un istante in cui i suoi partigiani erano adunati presso di lui, mentre i Fiorentini, chiamati in suo soccorso, avevano spinte le loro truppe fino alle porte di Pistoja, non ebbe mai il coraggio di avanzarsi verso la porta per farla aprire, e perdette per viltà quella signoria che aveva acquistata coll'astuzia.
Mentre Castruccio teneva gli occhi aperti sopra i Pistojesi, per approfittare delle loro divisioni, attaccava i Fiorentini più vigorosamente. Questi avevan fatto venire dal Friuli Giacomo di Fontanabuona, gentiluomo che faceva il mestier di condottiere, val a dire che conduceva la sua piccola armata al soldo di coloro che volevano adoperarla. I Fiorentini erano disposti a mandare questo capitano con trecento cinquanta cavalli, seco condotti, nella Valle di Nievole, ove teneva segrete intelligenze, e dove gli si doveva consegnare il castello di Buggiano.
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