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      Gli esiliati, ch'eransi uniti all'armata, in mezzo alle dissensioni che agitavano il campo, credettero, quando furono a Fucecchio, di dovere ancora occuparsi del proprio vantaggio; ed i nobili andavano loro consigliando ad assicurarsi gli effetti dell'amnistia loro promessa. Abbandonarono perciò le insegne, e si presentarono il 14 luglio, uniti in un corpo d'armata, alle porte di Firenze per rientrare nella loro patria. La signoria, atterrita, fece chiudere le porte, e mandò ordine al conte Novello di ricondurre l'armata per difendere la città contro i ribelli. Ed in tal modo ebbe fine questa campagna senza che i Fiorentini vedessero il nemico87.
      Intanto gli esiliati, sempre accampati presso Firenze, mandarono deputati alla signoria, lagnandosi di essere trattati come nemici, e riclamando l'esecuzione delle promesse. I gentiluomini appoggiavano con tutto il loro credito le istanze de' fuorusciti; ma il popolo decise che, coll'aver tentato di entrare in città per sorpresa, avevano perduto il beneficio di una amnistia che non era stata accordata che alla loro sommissione. Si scoperse una congiura dei nobili per introdurli in città, ed i principali capi furono esiliati88.
      E per tal modo infiniti pericoli circondavano la repubblica. Un potente nemico l'andava continuamente tribolando, guastava le campagne, sorprendeva le fortezze e facevale temere la perdita delle città la di cui alleanza eragli più necessaria; un grosso corpo di esiliati non aveva deposte le armi e valevasi a vicenda della forza e degli artifizj per rientrare in patria; per ultimo entro la medesima città manifestavansi non infrequenti sedizioni, ed i più pericolosi nemici trovavansi forse entro le sue mura.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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