Prima del ritrovamento della stampa erano i libri tanto rari e di così alto prezzo, che l'istruzione vocale doveva supplire a quella che trovasi negli scritti. Quindici mila giovani italiani e tedeschi frequentavano in Bologna le pubbliche lezioni di diritto civile e canonico, e di medicina. Questi giovani prendevano in ogni occasione a difendersi vicendevolmente, di modo che difficilmente si potevano assoggettare ai tribunali ed alle leggi.
Uno di costoro detto Giacomo di Valenza, che l'avvenenza della sua persona, l'eleganza delle maniere, la generosità del carattere rendevano carissimo ai suoi compagni di studio, incontrossi in una chiesa, un giorno di solenne festa, con Costanza de' Zagnoni d'Argela, nipote di Giovanni d'Andrea, il più riputato di tutti i giureconsulti canonisti94. Giacomo, rimasone perdutamente innamorato, dopo avere inutilmente tentata ogni onesta strada per piacerle, la rapì violentemente dalla propria casa, mentre trovavasi assente il padre, e coll'ajuto de' suoi amici difese disperatamente la casa in cui l'aveva condotta quando il padre di Costanza venne ad attaccarlo alla testa del popolo ch'egli aveva chiamato in suo soccorso. Giacomo di Valenza fu dopo lungo contrasto arrestato dal podestà, e la commessa violenza non potendo in verun modo scusarsi, fu condannato a perdere la testa, ed il giorno dopo la sentenza fu eseguita. Ma gli studenti pretendevano di non essere subordinati agli ordinarj tribunali, o a dir meglio, riclamavano l'impunità dei delitti.
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