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      Frattanto le dame lucchesi erano uscite incontro a Castruccio, felicitando il vincitore colle loro acclamazioni. I prigionieri che ornarono il trionfo, furono obbligati a riscattarsi dalla loro prigionia, lo che produsse al signore di Lucca la somma di quasi cento mila fiorini, che gli furono utili per continuare la guerra122.
     
     
     
      CAPITOLO XXXI.
     
      La Sardegna tolta ai Pisani dal re d'Arragona. - Il duca di Calabria, signore di Fiorenza. - Spedizione in Italia dell'imperatore Luigi di Baviera. - Grandezza e morte di Castruccio Castracani.
     
      1324=1328.
     
      L'attaccamento che i Pisani avevano mostrato pel partito ghibellino, il loro zelo per Federico II, Corrado, Manfredi e Corradino, ed i sagrificj fatti per Enrico VII gli avevano chiamati a figurare eminentemente nella politica continentale dell'Italia. Erano essi stati lungo tempo capi della fazione ghibellina in Toscana, e gli sforzi fatti per questa causa avevano pienamente pareggiata, e talvolta superata la loro possanza e la loro ricchezza: perciò, mentre s'indebolivano nelle guerre del continente, avevano dovuto sempre più abbandonare il commercio e l'impero del mare, da cui riconoscevano la loro grandezza. Dopo la battaglia della Meloria avevano rinunciato alla guerra coi Genovesi, e l'antica rivalità dei due popoli era spenta in tal modo, che i Pisani non approfittarono delle guerre civili che desolarono Genova per ricuperare la perduta superiorità. A poco a poco i più lontani possedimenti della repubblica furono abbandonati; cessarono d'essere i più ricchi commercianti di Costantinopoli e dell'Arcipelago; rinunciarono ai loro banchi della Siria, sentendosi incapaci di proteggere i loro stabilimenti contro i Musulmani, e la navigazione contro i corsari; si astennero dal commerciare col regno di Napoli dove, in odio del nome ghibellino, non erano sofferti dalla regnante famiglia d'Angiò; nè poterono vantaggiosamente sostenere in Sicilia la concorrenza coi Siciliani medesimi protetti da' Catalani.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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