Quando Alfonso ebbe fatti i necessarj apparecchi, fu il primo a darne avviso alla repubblica, chiedendole soccorsi; ma distribuì i soldati mandati dai Pisani ne' suoi castelli; ed il giorno 11 d'aprile del 1323, quando ebbe notizia dell'avvicinamento d'Alfonso, fece massacrare tutti i Pisani soldati e mercanti che abitavano ne' suoi stati, ed aprì i porti alla flotta arragonese125.
Il re Alfonso aveva chiesti soccorsi al papa per far l'impresa della Sardegna, quasi che si trattasse di una guerra sacra; ma Giovanni XXII erasi limitato ad invitare l'Arragonese a far valere le sue ragioni innanzi ai tribunali ecclesiastici126. Il re era entrato in negoziazioni con un conte di Donoratico che aveva molti possedimenti in Sardegna; aveva sedotti due Visconti del ramo di Roccabertino, finalmente aveva aggiunti tutti i mezzi di seduzione e di tradimento ad una forza superiore. Il 30 di maggio aveva abbandonate le coste dell'Arragona con sessanta navi da guerra, venti palandre per la cavalleria, e trecento navi di trasporto. Conduceva su questa flotta mille cinquecento cavalieri e più di dodici mila pedoni. Il terzo della Sardegna fu ceduta agli Arragonesi dal giudice d'Arborea e da Doria; ma le città di Cagliari, Castro e città di Chiesa si prepararono ad una vigorosa difesa, come pure Terra nuova, Acqua fredda e Giojosa-Guardia; ed i Sismondi d'Oleastro armarono i loro vassalli per secondare le truppe della repubblica127.
I Pisani, minacciati dalla lega guelfa di Toscana e da Castruccio, il solo Ghibellino di questa contrada; traditi dai loro vassalli ed attaccati dalla potente casa d'Arragona, senz'essere in pace colla casa rivale di Napoli, non disperarono però di difendere la Sardegna.
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