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      Dall'altro canto un'armata guelfa di due mila cinquecento cavalli e dodici mila fanti aveva conquistati santa Maria a Monte ed Artiminio, e minacciava i territorj di Lucca e di Pistoja, quando, avuto avviso dell'avvicinamento dell'imperatore, si ritirò bruscamente verso Fiorenza157. Liberato Castruccio da tanto pericolo, corse incontro a Luigi, facendogli portare a Pontremoli magnifici regali. Gli aprì le porte del castello di Pietra santa, di dove, lasciata Lucca a sinistra, gli fece prendere la strada di Pisa.
      I Pisani più non conservavano quel primo caldo attaccamento al partito ghibellino, di cui avevano date in addietro così luminose prove. Erano spossati dalla guerra sarda, durante la quale erano stati abbandonati dagli antichi alleati e traditi da Castruccio, onde desideravano di tenersi amici i Fiorentini coi quali eransi di fresco rappacificati. Temevano inoltre la collera del papa, da cui erano stati per lo stesso motivo altre volte scomunicati; per le quali cagioni gli ambasciatori mandati al congresso di Trento, invece d'invitare l'imperatore nella loro città, gli avevano offerti sessanta mila fiorini per prezzo della loro neutralità ed indipendenza. La condotta tenuta da Luigi verso Galeazzo Visconti accresceva la diffidenza dei Pisani, i quali per non essere, come il signore di Milano, traditi dai Tedeschi che tenevano al loro soldo, li privarono dei loro cavalli e delle armi. Pure, così consigliati da Guido dei Tarlati, vescovo d'Arezzo e loro alleato, mandarono a Ripafratta, posta al confine dello stato lucchese, tre nuovi ambasciatori a Luigi158.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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