Ma come a Dio piacque il quale per debito di natura ragguaglia il grande col piccolo, e 'l ricco col povero, per soperchio di disordinata fatica prese nell'oste a Pistoja, stando armato, andando a cavallo e talora a piè a sollecitare le guardie o a' ripari della sua oste, facendo fare fortezze e tagliate, e talora cominciava colle sue mani, acciò che ciascuno lavorasse al caldo del sole Leone, sì li prese una febre continua, onde cadde forte malato. E per simile modo molta buona gente di Castruccio ammalarono.»
Il più ragguardevole personaggio che perì vittima di quest'epidemia sotto gli occhi di Castruccio, fu Galeazzo Visconti, già signore di Milano. L'imperatore lo aveva, ad istanza del signore di Lucca, posto in libertà il 25 marzo unitamente alla sua famiglia, e Galeazzo in allora militava sotto le insegne del suo protettore178. Fu sorpreso dall'epidemia nella rocca di Pescia, ove quest'uomo, ch'era stato signore di Milano e di altre sette grandi città, cioè Pavia, Lodi, Cremona, Como, Bergamo, Novara e Vercelli, ridotto alla condizione di povero soldato, morì in pochi giorni miserabilmente e scomunicato.
Frattanto la malattia di Castruccio facevasi pericolosa in modo, ch'egli stesso, conoscendo vicino il termine de' suoi giorni, dispose de' suoi beni, lasciando ad Enrico, suo maggior figliuolo, il ducato di Lucca nel modo che lo aveva istituito l'imperatore179. Ordinò che subito morto, questo suo figlio passasse a Pisa con un corpo di cavalleria per mettersene al possesso, e non prendesse il corrotto finchè non avesse assodata la sua sovranità. Dopo aver date tali disposizioni rese l'anima il sabato 3 settembre 1328.
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